"E' il momento di uscire.
Non ho pianificato alcun giro, raramente mi capita.
Solitamente decido solo la direzione: sud per il piatto, est od ovest per il mangia e bevi, nord per qualche salita mediolunga.
Asfalto per 4 o 5 km, il tempo di far girare le gambe, poi inizio a guardarmi intorno, e, imbocco lo sterrato.
Sto pedalando vicino a casa, probabilmente ho già percorso questa strada tante altre volte, ma ogni volta è diversa da quella precedente.

Lo sterrato cambia forma: le pietre non sono mai nello stesso posto, le buche non hanno sempre la stessa profondità, talvolta sono pozzanghere altre volte fango allo stato puro.

Le prime decine di metri mi induriscono le gambe, ma in un attimo trovo il rapporto giusto e le vibrazioni iniziano a provocare piacere.
E' quello il momento in cui mi rendo conto di essere in totale sintonia con la mia Diverge. Sento di poter spingere in curva e ritardare la frenata.
Sono concentrato a scegliere il tracciato migliore ma allo stesso tempo non voglio perdermi il paesaggio in cui sono totalmente immerso.

Finisce il tratto di sterrato e ritorno sull'asfalto.
Se le vibrazioni di prima provocavano piacere, rientrare sull'asfalto dopo un “settore” di ghiaia è momento di pura goduria.
E' il momento di bere dalla borraccia ormai sporca.
Sembra di pedalare in leggera discesa.
Mi godo ancora il paesaggio.
In lontananza vedo una strada bianca che mi strizza l'occhio, non sono certo di averla mai imboccata, ma che importa.
Dovesse terminare in mezzo ad un bosco o ad un campo di mais, potrei tornare indietro e considerare altre direzioni.

Improvvisare il percorso con la curiosità di spingersi oltre regala quasi sempre scorci inaspettati anche nei luoghi vicino a casa che pensavi di conoscere a menadito.

Chi ha detto che gravel è sinonimo di bici da passeggio?
Escludendo i giri di scarico, magari dopo un week-end impegnativo, credo che non ci sia stata nessuna uscita in cui non abbia spinto tutto quello che avevo e tutto quello che poteva la mia Diverge.
Gli accorgimenti tecnici messi in atto da Specialized, come il future shock, ad esempio, hanno certamente agevolato la conduzione del mezzo garantendo maneggevolezza e potenza.
Ma questi sviluppi ingegneristici si sono tramutati in presupposti per spingere sempre più forte.
Spesso l'uscita tra “gravelisti” ha come titolo: ”prendiamola con calma” o ”this is a ride not a race”.
Ecco, ho imparato che il 70% delle volte è menzogna, ma una di quelle bugie a fin di bene, per approcciarsi al meglio all'uscita.

Ricordo, a proposito, la partecipazione alla “NovaEroica”. Un Week-end fantastico in puro spirito Gravel.

Sono con il mio amico Lorenzo, lui non ha sulle gambe molti km, decidiamo di iscriverci al giro medio, 90 km con D+ 1500, almeno siamo certi di finirla insieme, tanto la prenderemo con calma.

Arriviamo il sabato a Buonconvento, un piccolo borgo medioevale, agghindato a festa e sommerso di biciclette, belle biciclette.
Si respira un'aria di festa ma anche di gara, ma non ci facciamo distrarre dall'organizzazione di NovaEroica da classica di primavera.

L'aria di festa pregustata il pomeriggio era il preludio alla serata: musica rock 'n roll e birra, tanta birra, forse troppa birra.
Prima che la situazione ci scappi completamente di mano decidiamo di andare a dormire, non sappiamo esattamente cosa ci spetterà l'indomani.

Nottata difficile, colazione col carico di calorie e siamo in griglia di partenza. C'è davvero molta gente, tutti sorridenti, l'aria è serena e distesa.

Si parte.

Durante il tratto di trasferimento sino al km 0, si sente un vociare piacevole e il ronzio di copertoni gonfiati a 3 bar sull'asfalto.
Dopo una decina di km, ecco il primo settore di strade bianche. Il gruppo parlante in cui pedaliamo, si fa più silenzioso, la strada prevede uno strappo al 5-6% e in quel momento il ritmo si alza improvvisamente e ci troviamo a mangiare letteralmente polvere, tanta polvere.
Decidiamo di proseguire con il nostro passo, non badiamo a questa provocazione generale.
Non passa mezz'ora e siamo ai piedi del tratto clou del percorso il settore “Monte Sante Marie” che prevede, nei suoi 11,5 km di sterrato, un muro di un km scarso oltre il 10% di pendenza. Lì è stato agonismo allo stato puro, altro che prendiamola con calma.
Ad eccezione dei momenti ai generosi ristori lungo il percorso, l'atteggiamento è rimasto sempre lo stesso, iniziava lo sterrato e si menava come dannati.
Ma quello che ci circondava era un paesaggio mozzafiato, in tutti i sensi.

La bicicletta ti toglie il fiato due volte: la prima volta quando ti fa spingere in fuori soglia, la seconda quando ti permette di godere la bellezza della natura.

Così è andata, divertendoci a dare tutto quello che potevamo.
Anche il mio amico Lorenzo, che un pò temeva questo, ha retto bene il confronto con sé stesso e l'arrivo è stato piacevole come la partenza: birra, sempre media e ripetuta diverse volte.

Questo rappresenta il mio mondo gravel!"

Caluso, Stefano Rao

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